giovedì 18 marzo 2010

"Hanno tutti ragione": il secondo esordio di Paolo Sorrentino

di Simona Cappuccio




Si è tenuto ieri, presso una delle sedi romane della Feltrinelli, l'incontro con il regista Paolo Sorrentino, questa volta nelle vesti di scrittore esordiente. Sorrentino ha, infatti, scritto un romanzo dal titolo "Hanno tutti ragione", edito proprio da Feltrinelli. Si tratterebbe di un piccolo gioiellino della letteratura italiana contemporanea; un gioiellino al centro delle cui vicende c'è Tony Pagoda.

Nome strambo questo per un cantante di night, o forse no, ma che in ogni caso, ricorda quel Tony Pisapia de "L' uomo in più", primo lungometraggio del talentuoso regista. Un cantante, dunque, ma soprattutto un uomo impegnato nella tortuosa ricerca del senso vero delle cose, del senso della vita stessa. Un uomo che rifiuta le etichette e che decide di compiere la scelta del silenzio quando capisce che qualcosa sta cambiando. Un uomo che ha avuto tutto dalla vita: soldi, successo, donne. Un uomo che ha vissuto intensamente tra Napoli, Capri, il mondo. Un uomo che in seguito ad una tournée in Brasile decide di restarci, con un nuovo sentimento di libertà tra le mani. E l'ossessione per gli scarafaggi. Grazie alla proposta di un assegno generosissimo (da parte di un politico autorevole, guarda caso..), Pagoda tornerà in Italia.

Noi lettori seguiamo il percorso di Tony dai quaranta sino ai settant'anni, ed inevitabilmente, con lui, il cambiamento dell'Italia: dagli anni 8O', quando la storia ha inizio, gli anni di "Un'emozione da poco" di Anna Oxa, sino ai giorni nostri, quelli di una Roma ormai crepuscolare. Tony Pagoda compie un viaggio, materialmente e spiritualmente. Come ha sottolineato la scrittrice Melania Mazzucco, presente all'evento, il viaggio del protagonista è un po' un viaggio dell'anima, e azzardando qualche epico parallelismo, la sua storia si muove continuamente tra il poema e la commedia.
Malgrado Paolo Sorrentino abbia precisato che Tony Pisapia non rappresenta altro che lo stato embrionale, potremmo dire, da cui poi è nato Tony Pagoda, ma che i due non abbiano niente a che fare l'uno con l'altro, mi è sembrato che le analogie tra i suoi protagonisti, e quindi tra il film e il romanzo, fossero piuttosto marcate, evidenti: il turpiloquio, la cocaina, la libertà. La libertà, si. Il senso di libertà trovato da Tony Pagoda in Brasile, e "urlato" nell'emozionante e pungente monologo di Tony Servillo, ne "L'uomo in più". In effetti, come è stato ribadito più volte, leggendo si ha un po' l'impressione di poter dare un volto a questo "cattivo ragazzo ": quel volto è proprio quello dell'attore feticcio di Sorrentino.

La morale della storia? E' racchiusa proprio nel titolo. Quell' "Hanno tutti ragione" per Paolo Sorrentino è un po' come voler dire che è vero tutto ma anche, e soprattutto, il contrario di tutto. La verità, quella stessa verità inseguita da Tony Pagoda, non sta nell'evidenza ma nella sfumatura, come il suo maestro Mimmo Repetto gli suggerisce. E credo che questa constatazione sia spaventosamente realistica. Tra l'altro, ieri Sorrentino è quasi arrossito quando la sua opera è stata accostata a capolavori come "Viaggio al centro della notte" di Céline, e credo sia arrossito ancor di più quando un critico del Corriere della Sera, a proposito del suo esordio come scrittore ha citato altri capisaldi della letteratura italiana ( e mondiale, a mio parere ) come "La cognizione del dolore" e "Quer pasticciaccio de Via Merulana" di Gadda. Tra l'altro, ho appena letto che il regista partenopeo potrebbe aggiudicarsi il prossimo Premo Strega. Beh, non male per uno che in pochi anni , malgrado la filmografia brevissima, ma significativa, ha contribuito a dare nuova linfa al dormiente cinema italiano, e a quanto pare, non solo a quello.



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