martedì 30 marzo 2010

La Jetée un foto-romanzo di Chris Marker

di Roberto Mazzarelli



In una Parigi distrutta da una guerra nucleare, l'unico mezzo di sopravvivenza per l'uomo è il tempo. Un tempo che passa attraverso la memoria del passato, l'immaginazione del futuro e la percezione di un presente annientato. Ed è così che i sopravvissuti sprofondano nei sotterranei di Chaillot compiendo esperimenti a scapito dei prigionieri. Entrare in buchi temporali, chiamare il passato e il futuro per aiutare il presente. Questo il compito degli "emissari", uomini sottratti al loro destino di uomini. Ma questo significa rinascere una seconda volta, adulti, e senza nessuna possibilità di adattamento nel vecchio o nel nuovo mondo. E' questo quello che spetta ad uno dei tanti uomini, che viene indotto a riviversi, attraverso un'immagine "fissa", come ogni frammento del film composto esclusivamente da foto, della sua infanzia. Il volto di una donna, in fondo al molo di un aeroporto, e nel frattempo un incidente. Quel bambino, solo "più tardi capì che aveva visto la morte di un uomo".
Proiettato nel suo passato, l'uomo ripercorre la sua memoria e decide di incontrare quella donna, rivede il suo volto, la confonde con delle statue di marmo, cerca di avvicinarsi, fino a quando lei lo incontra e lo accetta nella sua vita come una non - presenza, come un riflesso, un fantasma che va e viene.
"Sono senza ricordi, senza progetti. Il loro tempo si costruisce semplicemente attorno a loro e ha come unico riferimento, il gusto del momento che vivono". Come quando si incontrano in un museo di dinosauri, che vengono definite creature eterne, inseriti appunto in uno spazio della memoria dove il tempo sembra essersi fermato e dove il principio sta ad indicare il "durato" e la fine indica il "durerà per sempre". Ma il ricordo è controllato, così come i sogni, e l'uomo ritorna nel presente per essere adesso trasportato nel futuro, in un mondo nuovo, non vissuto, ma inimmaginato. Così capisce che non avrebbe più rivisto quella donna, che "forse" lo stava ancora aspettando. Ma viaggiare nel tempo non è solo un vantaggio del presente, bensì la possibilità del futuro. In questo modo l'uomo ha la possibilità di ri-farsi proiettare nella sua infanzia, su quello "scenario statico in fondo alla spianata" dove ad aspettarlo c'è ancora il volto di quella donna. Lui corre, va verso di lei, ma ad attenderlo c'è il destino, perché "non si evade dal tempo e l'istante che gli era stato dato, in cui vedeva come da bambino, era quello della propria morte."






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