martedì 14 settembre 2010

Frammenti n°12. Pasolini: il montaggio e la morte.



La morte compie un fulmineo montaggio della nostra vita: ossia sceglie i suoi momenti veramente significativi (e non più ormai modificabili da altri possibili momenti contrarti o incoerenti), e li mette in successione, facendo del nostro presente, infinito, instabile e incerto, e dunque linguisticamente non descrivibile, un passato chiaro stabile, certo, e dunque linguisticamente ben descrivibile. Solo grazie alla morte, la nostra vita ci serve ad esprimerci.
Il montaggio opera dunque sul materiale del film (che è costituito da frammenti, lunghissimi o infinitesimali, di tanti piani-sequenza come possibili soggettive infinite) quello che la morte opera sulla vita.

Osservazioni sul piano-sequenza (1967), in Empirismo eretico, Garzanti, Milano 1972.

2 commenti:

  1. La morte, per Pasolini, aveva un valore speciale, che egli paragonava al montaggio cinematografico, in quanto la morte dà alla vita ciò che il montaggio dà al film, cioè il senso. La vita è «un caos dove tutto può ancora succedere»; la morte, azzerando il divenire, chiarisce ogni azione alla luce di un «mai più modificabile», un «fulmineo montaggio». (tratto da un articolo di Mario Franco - La Repubblica 14/11/2005

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