di Roberto Mazzarelli
C'era una volta l' Italia dei Fellini, Antonioni, Rossellini, Pasolini, Ferreri, De Sica... e C'era un'Italia degli sceneggiatori (quasi sempre scrittori) di cui cito solo qualche nome: Suso Cecchi D'amico, Cesare Zavattini, Ennio Falaiano e la coppia Age & Scarpelli.
E' esistita davvero questa Italia? Forse no, è solo il frutto della nostra capacità di creare immagini, fantasia romanzata, storia atàvica. E' la storia che non viene ascoltata, si è persa l'abitudine ad ascoltare gli anziani. Il vecchio è scomodo e come dice uno degli sceneggiatori de Gli occhi del Cuore (serie nella seria di Boris) "Questa è merda vecchia, gli italiani vogliono merda nuova", o meglio c'è bisogno della "locura, il peggior conservatorismo, che si tinge, però, di colore. In una parola Platinette. Perché Platinette ci assolve da tutti i mali, perché sono cattolico, ma allo stesso tempo sono una persona vitale, perché mi piacciono le minchiate del sabato sera. Ci fa sentire con la coscienza a posto Platinette."
In questa splendida e magnifica frase si specchia la nuova Italia, "la terra dei cachi" come direbbe Elio (autore della sigla di Boris), è un'Italia post-moderna, dove la tradizione si mescola al varietà, un varietà sempre più spudorato, pornografico, ma filtrato sempre e comunque da un conservatorismo che lo si tiene ormai per comodità. In questa Italia c'è posto per tutti, ma se ottieni una protezione politica, allora puoi ritenerti un privilegiato.
Mi ero sempre rifiutato di vedere Boris, il pregiudizio sulla fiction italiana è sempre stato troppo forte, ma oggi devo ammettere con certezza che il pregiudizio è figlio dell'ignoranza. Mi è capitato per caso su Cielo (programma in chiaro sul digitale terrestre) di ascoltare prima e di vedere poi una puntata della prima stagione di Boris. Amore a prima vista. In pochi giorni e qualche notte, ho consumato tutte e tre le stagioni e non ho potuto non notare come il flusso comico e la genialità delle battute si è andato mano mano consumando verso e oltre la tragedia. Boris è un'opera che si può facilmente accostare a quel nuovo filone italiano dell'arte, dove in primis la letteratura e poi il cinema cercano di raccontare la tragi-commedia di questa nuova Italia. Voglia di raccontarci, attraverso gli stereotipi che compongono la storia contemporanea di questa penisola. Lo stereotipo della camorra (Gomorra: libro e film), lo stereotipo pop del potere (Il divo, Qualunquemente, Videocracy) lo stereotipo del passato come specchio dell'oggi (Vincere). Boris fa altrettanto, raccontandoci attraverso un set che è quello degli Occhi del cuore, la solita fiction italiana fatta per il pop-olino (Centovetrine, Un posto al sole, Vivere). Tutta l'Italia può essere definita oggi come un set per fiction, dove per fiction si intende anche quel piacere immenso per la serialità, il racconto a puntate è sempre stato il pezzo forte dell'Italia, un esempio su tutti il caso di Avetrana, la migliore fiction italiana di tutti i tempi.
Ma in tutto questo c'è un fattore sconcertante in questo racconto sull'Italia, la realtà ha facilmente superato la fantasia. I fatti tragici dell'Italia di oggi, i suoi scandali hanno ormai creato uno spartiacque tra l'immaginario collettivo e il reale. Ed è la storia di una piccola compagnia di teatro di Roma, che pochi giorni fa ho avuto modo di vedere, che a domicilio ripropongono uno spettacolo pensato e scritto insieme a Stefano Benni e con difficoltà devono ri-scrivere e ri-aggiornare i loro testi, che cercano anche essi di raccontare l'Italia, un'Italia che corre troppo velocemente nei suoi scandali di palazzo.
Ma nonostante tutto, oggi Boris è ciò che mi fa riflettere di più, la sua satira è forte e non risparmia niente e nessuno. E' un pugno allo stomaco, che si attenua grazie alla sua forte comicità, mai spicciola e banale, ma attenta a non cadere mai in qualcosa di già visto o sentito. Boris è qualcosa che si racconta da solo e perderebbe in qualsiasi tentativo di sintesi. Boris è qualcosa che va visto per essere capito, apprezzato. Bisognerebbe analizzarlo attentamente per capirne anche quei piccoli dettagli che avvolte si potrebbero perdere nel flusso continuo della comicità o della tragedia.
Siamo ora in attesa del film, prevista l'uscita già per il Novembre 2010, uscirà invece nelle sale ad Aprile. Un grande salto in avanti per una situation commedy realizzata con pochi mezzi (ma appoggiata da una serie di personalità: Roberto Herlizka, Paolo Sorrentino, Filippo Timi, Corrado Guzzanti, Laura Morante e Giorgio Tirabassi). Curiosi di sapere anche se si farà una quarta stagione, concludiamo con una battuta di René Ferretti, il regista della fiction Occhi del cuore, interpretato magnificamente da Francesco Pannofino, che dopo essersi arreso alla volontà di fare la "qualità" afferma " W L'ITALIA E W LA MERDA".
Nessun commento:
Posta un commento