Scremando tutto, arrivando all'essenziale estremo, se dobbiamo estrarre dalla memoria del cinema un solo fotogramma che rappresenti Maria Schneider non può che essere quello di Ultimo tango a Parigi: lei intrecciata con Marlon Brando, nudi. E al nudo, soprattutto a quel seno ventenne e prosperoso, Maria dovette molto. E dovette molto, l'attrice, anche a Bertolucci, ma soprattutto a Brando. Se, appena più che adolescente, sulla tua strada incontri un pazzo come Marlon, certo impari molto, ma è altrettanto certo che non ne esci indenne. Quando dico "pazzo" naturalmente alludo al mestiere, anzi, all'arte dell'uomo che "stava al cinema come l'idrogeno sta all'acqua". Sul set di Ultimo tango Brando trasferì la sua passione morbosa dell'attore che era, alla giovane adepta. L'Actor's Studio ti insegnava ad "essere" chi dovevi rappresentare. In quel film Maria era Jeanne, che si fa sedurre, schiacciata contro il muro, da Brando che ha conosciuto cinque minuti prima. Dunque irrequieta, trasgressiva, imprevedibile, ribelle e… tutto il resto. Su quel set era dunque iniziato, e si era compiuto, un destino. Per un'attrice, e una donna, che comincia in quel modo, non è facile poi fare di più e di meglio, soprattutto di diverso. Anche se una possibilità gliela diede, solo tre anni dopo, qualcuno che era soltanto un po' meno matto di Brando, cioè Jack Nicholson. Il film era Professione: reporter, di Antonioni. Ruolo: l'amante naturalmente. Ormai "schiava", si dice così, di un certo modello Maria aveva di fronte a sé solo scelte obbligate. Nel '79 eccola ne La dérobade – Vita e rabbia di una prostituta parigina. Dove naturalmente fa la prostituta, ma dolente, ancora più maledetta. Nel privato cercava di condurre una vita parallela: trasgressioni, scandali, dichiarazioni estreme, fotografie di effusioni promiscue, chiamiamole così. Tuttavia c'era sempre chi la ricordava e l'apprezzava. Una chance gliela diedero ancora una volta gli italiani, Comencini con Cercasi Gesù, dove il partner di Maria era… Beppe Grillo; e Zeffirelli che le attribuì un ruolo certo congeniale in Jane Eyre. Quando non ha più trovato spazio nel cinema, la Schneider ha tentato altre strade, come la musica. Nel '96 ha ricordato Lucio Battisti con un disco, il suo partner era… Malgioglio. Da Brando e Nicholson a Grillo e Malgioglio. Un tramonto, come minimo. Ma occorre dire ancora qualcosa: c'era un'altra voce, oltre che a Brando, nel destino triste di Maria. E partiva ancora da più lontano, dall'inizio. Suo padre, l'attore Daniel Gelin, non l'ha mai riconosciuta, e non ha mai voluto saperne di lei.
Ho copiato questa recensione perchè mi ha molto colpito.
Recensione di "Pino Farinotti" - MYmovies.it
RispondiEliminaScremando tutto, arrivando all'essenziale estremo, se dobbiamo estrarre dalla memoria del cinema un solo fotogramma che rappresenti Maria Schneider non può che essere quello di Ultimo tango a Parigi: lei intrecciata con Marlon Brando, nudi. E al nudo, soprattutto a quel seno ventenne e prosperoso, Maria dovette molto. E dovette molto, l'attrice, anche a Bertolucci, ma soprattutto a Brando. Se, appena più che adolescente, sulla tua strada incontri un pazzo come Marlon, certo impari molto, ma è altrettanto certo che non ne esci indenne. Quando dico "pazzo" naturalmente alludo al mestiere, anzi, all'arte dell'uomo che "stava al cinema come l'idrogeno sta all'acqua". Sul set di Ultimo tango Brando trasferì la sua passione morbosa dell'attore che era, alla giovane adepta. L'Actor's Studio ti insegnava ad "essere" chi dovevi rappresentare. In quel film Maria era Jeanne, che si fa sedurre, schiacciata contro il muro, da Brando che ha conosciuto cinque minuti prima. Dunque irrequieta, trasgressiva, imprevedibile, ribelle e… tutto il resto. Su quel set era dunque iniziato, e si era compiuto, un destino. Per un'attrice, e una donna, che comincia in quel modo, non è facile poi fare di più e di meglio, soprattutto di diverso. Anche se una possibilità gliela diede, solo tre anni dopo, qualcuno che era soltanto un po' meno matto di Brando, cioè Jack Nicholson. Il film era Professione: reporter, di Antonioni. Ruolo: l'amante naturalmente. Ormai "schiava", si dice così, di un certo modello Maria aveva di fronte a sé solo scelte obbligate. Nel '79 eccola ne La dérobade – Vita e rabbia di una prostituta parigina. Dove naturalmente fa la prostituta, ma dolente, ancora più maledetta. Nel privato cercava di condurre una vita parallela: trasgressioni, scandali, dichiarazioni estreme, fotografie di effusioni promiscue, chiamiamole così. Tuttavia c'era sempre chi la ricordava e l'apprezzava. Una chance gliela diedero ancora una volta gli italiani, Comencini con Cercasi Gesù, dove il partner di Maria era… Beppe Grillo; e Zeffirelli che le attribuì un ruolo certo congeniale in Jane Eyre. Quando non ha più trovato spazio nel cinema, la Schneider ha tentato altre strade, come la musica. Nel '96 ha ricordato Lucio Battisti con un disco, il suo partner era… Malgioglio. Da Brando e Nicholson a Grillo e Malgioglio. Un tramonto, come minimo.
Ma occorre dire ancora qualcosa: c'era un'altra voce, oltre che a Brando, nel destino triste di Maria. E partiva ancora da più lontano, dall'inizio. Suo padre, l'attore Daniel Gelin, non l'ha mai riconosciuta, e non ha mai voluto saperne di lei.
Ho copiato questa recensione perchè mi ha molto colpito.
Molto interessante, grazie per averla pubblicata...
RispondiEliminaBello l'articolo che ha pubblicato Disilluso.
RispondiEliminaChe suo padre non l'avesse mai riconosciuta non lo sapevo.
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